Corsa non bagnata, ma non per questo sfortunata.
All’arrivo, tra tutti quei premi e l’entusiasmo degli organizzatori si è subito capito che si trattava di una manifestazione che guarda lontano e che ha tanta voglia di crescere e di diventare un punto di riferimento costante per i podisti della zona e non solo.
La presenza di molti giovani, anche attirati dai numerosi premi di classifica, fa ben sperare per il futuro del podismo amatoriale, ma anche un po’ competitivo che male non fa anche da queste parti.
Certo che la coincidenza con la Maratona di Milano non deve aver aiutato troppo in senso numerico, ma a conti fatti, se paragoniamo il costo molto contenuto della gara (5 Euro) e i gadget ricevuti (porta scarpe, ciondolo porta chiavi ricordo + generi alimentari vari), beh, a detta di molti dei partecipanti “non c’è proprio paragone”. Le corse podistiche a Milano city stanno diventando, infatti, economicamente, ma anche eticamente non più sopportabili per molti di noi. Il mio povero papà, già allora non riusciva a capire perché mai si dovesse pagare per correre. Certo i costi vanno coperti e capisco il contributo, ma ci deve pur essere un limite. Proprio in questo caso: “peggio per quelli che non ci sono o che non lo sapevano”, così mi conferma un podista vicino d’auto, mentre si infila la maglia termica, già entusiasta dell’atmosfera semplice e informale della manifestazione.
Il percorso, poi, nonostante qualche pozzanghera da schivare, dovuta alle piogge dei giorni precedenti è molto bello e per niente noioso. Si entra e si riesce dai boschi di robinie cercando di aumentare la velocità proprio all’interno della parte coperta dagli alberi, cercando di seminare il coriaceo inseguitore, che invece, al solito… non molla per niente.
Bravi sono stati gli organizzatori a ritagliare in modo certosino questi percorsi boschivi che neanche potevo immaginare possibili in una zona così densamente popolata.
Verso il settimo/ ottavo chilometro, percorro nei due sensi un piccolo fiume che dà modo di vedere i podisti più veloci sull’altro lato che sgambettano ad un ritmo visivamente più elevato, e questo proprio mentre i miei quadricipiti, logorati da una settimana di imbiancatura murale (su e giù dalle scale), cominciano a farsi sentire. Proprio in quel momento ho notato ai lati del sentiero rialzato una riproduzione a colori relativa alla prima stazione della Via Crucis, appesa ad una semplice struttura in legno. Ma che ironici questi organizzatori mi sono detto, in effetti proprio l’immagine del Calvario si adatta spesso alla sofferenza di noi podisti che avvertiamo in nuce il pericolo della disfatta. Dopo due o trecento metri la seconda stazione (forse quella di Maria che asciuga il volto di Gesù): qui mi è venuto il dubbio, e in effetti non dell’ironico calvario del podista poteva trattarsi, ma di un vero e proprio percorso religioso di Via Crucis campestre, certo un po’ insolito, ma sulla scia (invero molto più ruspante) dei Sacri Monti lombardi e piemontesi.
A proposito di arte: data la vicinanza del Centro sportivo alla chiesa dei SS. Cosma e Damiano, con gli affreschi del Legnanino, non sarebbe poi male far coincidere l’apertura della suddetta Chiesa, almeno durante la mattinata della manifestazione, in modo da dare la possibilità a chi viene da fuori di ammirarli.
Se in qualche modo tiene la connessione tra religione e sport (sofferenza e…“a volte” resurrezione), perché mai non dovrebbe essere altrettanto proficua quella tra sport e arte? Proviamoci.
Ciao e all’anno prossimo.
Ringraziamo per i testi e per la cortese collaborazione, la redazione di magazine.podisti.it